Albergo Trattoria il Leone

Storia & Tradizione
Atmosfera sobria ed elegante per il caratteristico Albergo Trattoria Il Leone, rimasto intatto dal 1630. Importante palazzo gonzaghesco di campagna, con salone da ricevimento oggi convertito in sala da pranzo, e nel corso dell’800 trasformato in teatro.
Un viaggio nel 1600
Le accoglienti camere, recentemente ristrutturate in stile country-chic, e il tipico menù del territorio contribuiscono ad accogliere l’ospite con l’intento di farlo sentire a casa. Il menù stagionale, oltre a proporre un’ampia offerta di piatti cucinati sulla base di ricette tradizionali del territorio, dedica particolare attenzione alla cucina vegana con proposte dedicate. La carta dei vini propone un’accurata selezione di etichette da abbinare al menù del periodo stagionale.

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Cenni storici di Pomponesco e di Albergo Trattoria Il Leone

Annoverato tra i borghi più belli d’Italia, Pomponesco è un piccolo gioiello architettonico con la sua grande piazza porticata che prospetta sul fiume.

È situato sulla sponda sinistra del grande Po, a 6 km da Viadana, 6 km da Guastalla, 25 km da Parma , 35 km da Reggio Emilia e 36 km da Mantova, strategicamente tra Emilia e Lombardia.

Dal 1919 appartiene alla riserva Unesco Po grande, quindi è patrimonio Unesco MAB, MAN and Biosphere.

Il centro abitato è collegato alla Riserva Naturale della Garzaia da quattro accessi, due dei quali direttamente dalla strada dell’argine e, grazie all’attracco fluviale realizzato in prossimità della lanca, è visibile anche da chi viaggia sul fiume.

Reca evidenti i segni degli interventi urbanistici tardo rinascimentali, quando fu ridisegnato da Giulio Cesare Gonzaga, principe del Sacro Romano Impero, che nel 1579 costruisce la sua città ideale, sull’esempio del cugino Vespasiano che aveva modellato la città di Sabbioneta, patrimonio Unesco insieme a Mantova.

Dapprima corte, poi contea, Pomponesco conserva una pianta organica rimasta integra, anche se la dimora del principe, il castello, è stato distrutto dai francesi nel 1700.

Pomponesco è stata molto amata dai registi italiani che hanno colto la suggestione scenica di questa architettura gonzaghesca, simmetrica e teatrale, che riassume l’immaginario padano ed è cinema e teatro nello stesso luogo, un autentico miraggio di città ideale rimasto integro nel tempo.

Ripetutamente qui sono state girate scene ed ambientazioni per alcuni capolavori del cinema nazionale.

Nella prima metà degli anni ‘50 Mario Soldati ambienta alcuni esterni per “La ragazza del fiume”, negli anni ‘70 Bertolucci, affascinato dall’architettura della piazza, gira “La strategia del ragno” a Pomponesco.

A seguire alcuni maestri contemporanei ambientano qui celebri pellicole: Terence Hill con il remake di Don Camillo e Tinto Brass con la sua Monella.

L’ambiente cinematografico muove la vita della bassa mantovana e Il Leone ospita celebrità come De Sica, Tognazzi e Zavattini, senza dimenticare i pittori delle avanguardie locali come Bartoli, Rovesti e Ligabue.

Pomponesco ha dato i natali ad Achille Togliani, famosa ugola della metà del novecento.

Il Leone inizia la sua attività ai primi del ‘900 nel palazzo cinquecentesco che oggi conosciamo e la licenza risulta iscritta alla camera di commercio di Mantova sin dal 1851.

La denominazione in origine è “Trattoria del Leon d’Oro”, ma nel corso del XX secolo muta in

“Il Leone”.

Il palazzo appartenne alla famiglia Nichelosa fino alla fine del ‘700. Lodovico Nichelosa fu segretario, notaio e castellano di Giulio Cesare Gonzaga, il signore del piccolo principato. All’interno del palazzo, gli affreschi, finemente restaurati, sono databili all’inizio del diciassettesimo secolo cosi come il soffitto ligneo a cassettoni e rappresentano i quattro momenti del giorno: l’alba , il mezzogiorno , il tramonto e la notte sono intervallati da scene di vita quotidiana, dalle quattro virtù e dalle allegorie dei 4 continenti (quelli fino ad allora conosciuti)

nella parete est: l’aurora, lo stemma, il meridio

nella parete sud: la prudenza, l’europa, la caccia , l’Asia e la giustizia

nella parete ovest: il crepuscolo, stemma del leone rampante, la notte

nella parete nord: la temperanza, l’Africa, il raccolto, l’America e la fortitudo.

Il soffitto ligneo a cassettoni è decorato con colorati motivi floreali la sala fu utilizzata nell’800 come piccolo teatro, ospitò fra l’altro alcune importanti opere teatrali come l’Aristodemo di Monti, l’Oreste di Alfieri, Didone di Metastasio ed alcune opere di Goldoni.

Negli anni trenta la piazzetta, all’epoca del regime ribattezzata “Piazzetta dell’Impero”, ospitò anche numerose opere liriche di gande richiamo.